marzo 2016
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Studi
Formazione / Studi
ristoranti e negozi etnici alle proposte di assortimento della Gdo dove si possono facilmente trovare piatti come il couscous, il
sushi, gli involtini primavera ed il riso alla cantonese.
L’importanza che il patrimonio enogastronomico riveste in tutta la filiera agroalimentare, dalla produzione al consumo,
non è in contraddizione con il desiderio di provare nuovi alimenti e nuovi piatti.
Bisogna rinnovare senza abbondonare i valori della nostra tradizione alimentare e del know-how acquisito nella distri-
buzione al dettaglio e nella ristorazione, creando prodotti e soluzioni, che ripropongano questi valori e queste competenze in
una forma nuova, in una veste attraente per le nuove generazioni.
Gran parte di questo sforzo non passa da un radicale cambiamento dei prodotti e servizi, ma da un totale revisione del
modo di comunicarlo.
Oggi tra le diverse funzioni aziendali, acquisti, produzione artigianale, finanza, controllo di gestione, formazione e risor-
se umane, vendita, marketing, sembra essere proprio quest’ultima quella maggiormente coinvolta dalla necessità del cambia-
mento, quella da cui partire per ripensare tutta la gestione del business.
Le tendenze emergenti nel quadro distributivo
Negli ultimi dieci anni ha continuato ad aumentare la superficie di vendita alimentare delle imprese della grande distri-
buzione, nonostante il trend negativo della domanda finale.
Questo fenomeno, indotto dalla necessità di sottrarre quote di mercato alla concorrenza, ha indebolito seriamente la
produttività e la redditività del capitale investito, accelerando l’obsolescenza degli ipermercati e delle piccole superfici a libero
servizio, specie nei contesti urbanistici sfavorevoli come le periferie urbane e le aree a bassa densità demografica.