set tembre 2016
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in meno rispetto al valore che la classe fino a 9 addetti deteneva su tutto il territorio nazionale. In definitiva il 56% della
domanda di lavoro della Lombardia è sostenuto da imprese con unità locali al di sopra della soglia dei 9 addetti: 25% da 10
a 49 unità, 20% circa da 50 a 249 addetti, 12% oltre questo limite. La maggiore importanza quantitativa di queste imprese
deve essere posta in relazione con il ruolo dell’area metropolitana milanese quale ambiente ideale per la concentrazione
delle grandi aziende e lo sviluppo diffuso dell’indotto di medie imprese dei servizi e dell’industria.
• Nel territorio di competenza di Confcommercio MI LO MB la struttura occupazionale per scala dimensionale privilegia anco-
ra di più le imprese con unità locali superiori al limite dei 9 addetti, che esprimono il 60% della domanda di lavoro. In partico-
lare si collocano al di sopra della media nazionale i valori imputabili alle classi da 50 a 249 addetti (21,2%) e 250 addetti e
più (16,3%). L’ambito territoriale circoscritto alla più importante regione metropolitana del Paese esalta ovviamente il ruolo
delle imprese di maggiore scala, ampliando la distanza dalla media nazionale e regionale.
Anche nell’economia dei servizi la struttura dell’offerta ripropone le stesse caratteristiche osservate per l’economia nel
suo complesso, preminenza delle micro imprese nel numero delle unità locali, ma non nell’apporto occupazionale, che richie-
de il sostegno di tutte le altre 3 classi di grandezza delle unità locali.
L’attenzione in questo caso è rivolta all’insieme di attività economiche che compongono il terziario di mercato
(G-commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, H-trasporto e magazzinaggio, I-attività dei servi-
zi di alloggio e di ristorazione, J-servizi di informazione e comunicazione, K-attività finanziarie e assicurative, L-attività immobi-
liari, M-attività professionali, scientifiche e tecniche, N-noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese,
P-istruzione del settore privato, Q-sanità e assistenza sociale del settore privato, R-attività artistiche, sportive, di intrattenimen-
to e divertimento, S-altre attività di servizi).
In Italia le unità fino a 9 addetti assorbono il 57,8% dell’occupazione totale, quota che scende al 50,3% nella nostra
regione ed, infine, al 42,4% nel territorio delle province di Milano, Lodi e Monza Brianza.
Nel terziario di mercato della Grande Milano il contributo della classe dimensionale maggiore, 250 addetti e più, svetta
al 17,2%, valore ancora più elevato di quello che caratterizzava tale segmento (16,3%) nel complesso delle attività economi-
che, industria, energia e costruzioni comprese.
In tema di ambiente favorevole all’ innovazione si riconoscono diversi segnali del cambiamento avvenuto negli ultimi
anni ed in particolare nel periodo compreso tra il 2007 e il 2015.
Nell’universo delle micro, piccole e medie imprese le differenze di genere si sono attenuate, l’accesso al lavoro degli
stranieri è stata ampliato in misura significativa, mentre è migliorato il livello di istruzione degli addetti e si è speso di più in
ricerca e sviluppo, R&S.
I progressi nel percorso verso l’innovazione
Nelle tabelle che seguono, la prima focalizzata su genere, cittadinanza e territorio, la seconda dedicata a livello di istru-
zione e settore, la sezione colorata in blu identifica l’insieme delle 3 classi di grandezza, fino a 10 addetti le micro imprese, da
11 a 49 addetti le piccole imprese, da 50 a 249 addetti, le media imprese.
La struttura delle informazioni è sempre la stessa in tutti e quattro i quadri considerati, le colonne 2007 e 2015 mettono
presentano la quota percentuale imputabile a ciascun carattere, mentre la colonna 2015/2007 rappresenta la variazione per-
centuale del numero di addetti nell’arco di tempo considerato.