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novembre 2016

Studi

Formazione / Studi

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Il petrolio a buon mercato e la politica di bassi tassi di interesse della Banca centrale europea avrebbero potuto stimo-

lare di più la congiuntura, ma non sono riusciti a spingere i consumi in avanti con l’intensità desiderata e ad ampliare il credito

alle imprese, frenato dai frequenti shock finanziari internazionali e dal fenomeno delle sofferenze bancarie.

Il rilancio dell’economia, oltre ad essere ostacolato dagli elevati livelli di debito pubblico e privato, è rimasto affidato ai

consumi interni, mentre gli investimenti non hanno fatto e non stanno facendo la loro parte.

Anche nel 2017 la loro crescita sarà solo del 2%, un livello ancora troppo basso per cercare di contrastare la riduzione

dello stock di capitale di tutto il sistema.

Gli attuali livelli di crescita degli investimenti non sono, infatti, sufficienti a finanziare la sostituzione degli impianti, dei

macchinari e delle dotazioni tecniche con ripercussioni negative sull’attitudine della produzione di beni e servizi a garantire la

continuità del tempo della sua offerta.

Fonte: Ref - Ricerche per l’Economia e la Finanza

Nell’arco di otto anni, dal 2007 al 2015, l’occupazione è diminuita di 2 milioni di unità passando dal 21,6 a 19,6 milioni

di unità ed il tasso di disoccupazione rimane ancora elevato, traducendosi in un esercito di 3 milioni di disoccupati, una situa-

zione che danneggia in particolare la generazione dei Millenials, le persone nate dal 1985 e il 1995, 8,6 milioni di italiani, che

incontrano molte difficoltà di accesso al mercato del lavoro, sono costrette spesso ad accettare un’occupazione di livello più

basso rispetto alla propria qualifica, devono cambiare almeno due posti di lavoro nel corso dell’anno e lavorare in nero.

Le difficoltà occupazionali si sono troppo prolungate nel tempo per non esercitare la loro nefasta influenza sulla distri-

buzione del reddito ed, infatti, il rapporto tra il reddito disponibile degli over 64 e quello degli under 35 è salito dallo 0,5 degli

anni Novanta ad 1 della situazione presente.

Non stupisce, quindi, che a fronte di questo impoverimento degli italiani la dinamica dei prezzi sia quella tipica della

deflazione, specchio di un sistema di offerta che si confronta con un consumatore prudente, costretto ad esercitare un potere

d’acquisto limitato.

In questo scenario la stabilità della spesa alimentare, pur essendo un vantaggio rispetto ad altre tipologie di prodotto

che vedono diminuire la loro quota nel paniere dei consumi, scatena un’accesa competizione tra imprese e tra forme distribu-

tive del commercio dettaglio.

Il successo si gioca sulla capacità di assecondare le preferenze dei consumatori che mettono al centro della loro fun-

zione di acquisto convenienza dei prezzi, salute e benessere, innovazione e qualità.

Un comportamento di consumo in evoluzione

A dispetto della stazionarietà della spesa alimentare in euro il comportamento di consumo cambia sotto la spinta di

sollecitazioni che provengono dalla sfera psicologica, sociale e culturale e finiscono per modificare la composizione del panie-

re di prodotti, avvantaggiando alcune tipologie e danneggiandone altre.