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novembre 2016

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Studi

Formazione / Studi

La ristrutturazione della rete non è avvenuta solo con la dismissione delle piccole unità di vendita, ma anche con l’atti-

vazione di formati più produttivi, orientati a specifici segmenti merceologici (specialisti drug), di prezzo (discount), di servizio e

assortimento sui prodotti alimentari (superstore).

“Pressati da budget di spesa sempre limitati e affascinati dalle nuove opportunità della comunicazione digitale gli italia-

ni in pochi anni hanno rivoluzionato i propri criteri di scelta del punto vendita dove effettuare gli acquisti alimentari ed oggi

chiedono risparmio ed efficienza ma anche maggiore servizio e nuove esperienze instore (…).

In uno scenario economico di flebile ripresa, l’e-commerce non smette di crescere, sostenuto dalla maggiore familiarità

degli italiani con la rete, dalla diffusione della banda larga e dei dispositivi mobili e dall’aumento dell’offerta di prodotti e servizi.

Secondo le rilevazioni dell’osservatorio acquisti CartaSi, nella prima metà del 2016 gli acquisti on line di generi alimen-

tari sono cresciuti del 34%, ma la quota delle vendite on line è ancora al 4%, fanalino di coda del mercato europeo, dominato

da Regno Unito (34%), Francia (14%) e Germania (13%) (…). A fronte di una riduzione degli acquisti delle famiglie italiane

nella Gdo pari al -0,2%, le vendite dei canali specializzati cresce del 5% e quelle degli operatori che operano mediante la con-

segna a domicilio addirittura del 18%. Peraltro la tendenza alla specializzazione è netta anche nell’ambito dei comparti tradi-

zionali del commercio alimentare. Crescono oltre il 2% gli acquisti nel discount, nelle frutterie e nelle pescherie” (Anteprima

digitale del Rapporto Coop 2016, pag. 325, 348 e 361).

L’educazione gastronomica impartita dai genitori e fatta propria dall’infanzia, il patrimonio di specialità e preparazioni

del territorio nelle diverse identità regionali, la tendenza a fare sempre del pranzo o della cena un’occasione di festa e di con-

divisione fanno del modello italiano di consumo un paradigma unico in Europa.

Fare la spesa alimentare è un piacere per il 60% degli italiani contro una media del 50% in tutta Europa e questo inte-

resse, questa passione per il prodotto rende i consumatori del nostro paese più esigenti in tema di competenze del distributo-

re, profondità dell’assortimento, capacità di rinnovare la proposta commerciale, garantendo un prodotto coerente alle mutevoli,

molteplici e segmentate preferenze della clientela.

“Viene dagli specializzati, ancor prima e ancor di più che dall’e-commerce, la vera sfida alla grande distribuzione ali-

mentare. Una sfida che obbliga la Gdo a confrontarsi e risolvere il dilemma che il mercato di oggi - e soprattutto quello di

domani - gli propone: come rispondere alle esigenze di tutti, in maniera individuale.

Infatti, il settore della grande distribuzione alimentare ha utilizzato per molti decenni un modello d’offerta sostanzial-

mente immutato. Un modello fondato su una (più o meno) grande superficie di vendita, con la possibilità del cliente di sceglie-

re autonomamente i prodotti tra un ampio assortimento a scaffale, regolando i pagamenti contestualmente al ritiro della

merce. Tale modello trova oggi un evidente limite fisico nella disponibilità di spazio sullo scaffale: l’ampiezza degli assortimenti

è condizionata infatti a tale disponibilità e sarà sempre inferiore di quella degli specializzati” (Anteprima digitale del Rapporto

Coop 2016, pag. 361).

Esiste, quindi, una domanda potenziale in grado di interagire positivamente con un modello di distribuzione al dettaglio

alimentare attento alla qualità, all’innovazione, alla profondità dell’assortimento, alla relazione con il cliente.

Questa opportunità può essere colta dalla piccola impresa, tendenzialmente più adatta a soddisfare le esigenze di una

clientela molto diversificata, ma in sua assenza la grande impresa troverà le soluzione gestionali e le modalità operative che

possano incontrare le nuove aspettative della domanda.