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Clima di fiducia e Congiuntura economica II sem 2022

Il contesto macro economico determinato dai riflessi derivanti dall’esplosione del conflitto in Ucraina ha fortemente influenzato il percorso di recupero in termini di fiducia avviato sul finire del 2021, in corrispondenza dell’affievolimento della forza espansiva della pandemia da COVID-19. Le imprese italiane avevano iniziato a dare i primi segnali di ripresa, indifferentemente dal settore di attività economica (dapprima l’industria, subito dopo il terziario). In questo quadro, le imprese dei servizi professionali all’impresa avevano fatto segnare il picco massimo nell’indicatore relativo alla fiducia nell’economia italiana da quando sono in linea le serie storiche: nella seconda parte del 2021 aveva toccato quota 46, frutto della somma tra coloro che avevano indicato un miglioramento della situazione complessiva del “sistema Italia” e la metà di coloro che avevano ravvisato una situazione di stazionamento (l’indicatore varia tra 0 e 100). Da quel momento, pur mantenendo un costante differenziale positivo rispetto alla media degli altri settori di attività (le imprese dei servizi professionali all’impresa continuano a mostrare un indicatore superiore nel confronto con le imprese che operano in altri comparti), si è assistito ad un lento ma progressivo deterioramento del clima di fiducia, complici le ripercussioni di cui sopra, culminate con la deflagrazione dei prezzi delle materie prime e la conseguente crisi energetica, che rischia di mettere in ginocchio le attività economiche in Italia.

La stima dell’indicatore congiunturale della fiducia delle imprese dei servizi professionali all’impresa al 31 dicembre 2022 è pari a 37, in calo di -6 punti rispetto a quello rilevato nel giugno 2022 (era pari a 43) e con un outlook di un ulteriore peggioramento al 30 giugno 2023 (previsione pari a 35). Le imprese che operano nell’ambito delle “risorse umane”, delle “ricerche di mercato” e della “consulenza aziendale” sono quelle che, più delle altre, mostrano segni di preoccupazione per il futuro, al pari degli operatori che insistono nelle aree del Mezzogiorno, che evidenziano livelli dell’indicatore distanti sideralmente da quelli delle imprese che operano nel Nord Italia.

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Allo stesso modo, si evidenzia un calo (sebbene più lieve) relativamente al sentiment delle imprese dei servizi professionali con riferimento all’andamento della propria attività: la stima dell’indicatore congiunturale al 31 dicembre 2022 è pari a 50, in calo di -1 punto rispetto al giugno 2022, ma su un livello marcatamente più elevato rispetto alla media degli altri settori di attività economica, a certificare come le imprese del comparto, pur mostrando segni di preoccupazione in un quadro economico sempre più complesso, ostentino maggiore resilienza nel confronto con le altre realtà imprenditoriali. In questo contesto, risulta ancor più significativo il dato relativo al sotto-segmento delle imprese dei servizi professionali guidate da imprenditori “Under 42” (fino a 42 anni). Presso queste, la percezione della crisi non interferisce sul dinamismo e la voglia di “fare impresa”: l’indicatore congiunturale circa le prospettive dell’andamento della propria attività è infatti pari a 54 (+4 punti rispetto al resto delle imprese dei servizi professionali), segno distintivo delle peculiarità dell’intero settore, che anche nei momenti di crisi evidenzia notevoli punti di discontinuità rispetto alla media (presso gli altri settori il dato relativo agli imprenditori “Under 42” è pari a 45).

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In un quadro in cui il clima di fiducia per l’andamento dell’economia italiana è in forte calo e il sentiment circa l’andamento della propria attività subisce una lieve frenata, il comparto dei servizi professionali all’impresa può contare su un livello di solidità costruita negli anni che permette di reggere l’urto anche a fronte di inattesi momenti di crisi. Come già avvenuto nel pieno della pandemia da COVID-19, l’indicatore dei ricavi si conferma superiore rispetto alla media degli altri settori di attività economica (45 vs 42) e si mantiene stabile rispetto al giugno 2022, con una prospettiva di lieve crescita da qui al 30 giugno 2023 (previsione pari a 47).

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Le imprese operative nelle regioni del Nord Italia evidenziano uno stato di salute più performante rispetto a quelle del Centro e del Sud Italia, così come quelle dei “servizi finanziari” e del “marketing”. Anche in questo caso, le realtà “Under 42” si distinguono come il fiore all’occhiello del settore: l’indicatore è pari a 56 (+11 punti rispetto alla media del comparto), segno tangibile di un’innata capacità degli imprenditori più giovani che, aiutati dalle caratteristiche tipiche del mondo dei servizi professionali, riescono ad intercettare i lati positivi della crisi (che in altri settori sarebbe probabilmente più complicato fare).

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I risultati relativi ai ricavi assumono ancor più significato se contestualizzati nel vortice dei prezzi energetici: il 77% delle imprese dei servizi professionali è convinto che, da qui ai prossimi sei mesi, si verificheranno nuovi rincari oltre quelli già subiti nel corso delle ultime settimane, che sono costati in media il +70% su base tendenziale. 

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Al fine di minimizzare l’impatto della crisi sui conti aziendali, il 61% delle imprese del settore è intenzionato a mettere in campo azioni per contrastare l’incedere dei prezzi: una su tre ha in programma adottare politiche per una significativa riduzione dei consumi energetici (in primis: abbassare le temperature dei condizionatori in ufficio e ridurre l’illuminazione interna per sfruttare la luce naturale), una su cinque intende rimodulare gli spazi in ufficio (e in questo senso si spiega il mantenimento dell’istituto dello Smart Working per gran parte degli operatori). In questo scenario, il 17% delle imprese sarà costretto a scaricare gli aumenti direttamente sul cliente finale, rivedendo al rialzo il pricing dei servizi offerti.

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Le imprese dei servizi professionali all’impresa confermano il miglior posizionamento rispetto alla media degli altri settori di attività economica anche con riferimento al quadro occupazionale, trasversalmente migliorato negli ultimi mesi a tutti i livelli, ma con un outlook di nuovo in frenata presso gli altri comparti.

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Non è così nei servizi professionali: l’indicatore congiunturale al 31 dicembre 2022 è stimato a quota 44, con una previsione pari a 46 al 30 giugno 2023. Il dato è significativo perché certifica il buono stato di saluto del settore: la crisi non rischia di intaccare i livelli occupazionali del comparto, a differenza di quanto accade presso altre realtà (si pensi alle imprese energivore e a quelle del commercio al dettaglio non alimentare, specialmente per quel che riguarda i piccoli operatori).

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Anche in questo caso le imprese dei “servizi finanziari” e quelle che operano nel “marketing” mostrano un livello più elevato dell’indicatore congiunturale.