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Sicurezza Expo: agli ingressi oltre cento metal detector

Sarà come entrare in un aeroporto. Il sito espositivo sorvegliato da 2.500 telecamere e circondato da una speciale recinzione alta 3,15 metri che correrà lungo tutti i sei chilometri di perimetro dell’area. Il piano sicurezza riguarderà anche Milano, aeroporti, stazioni e obiettivi dichiarati sensibili.

Entrare a Expo sarà come entrare in un aeroporto. Infatti, prima di varcare i tornelli posizionati ai quattro ingressi pedonali di Expo, i visitatori dovranno lasciare che 108 macchine a raggi X — più di quante ce ne sono a Linate e Malpensa — facciano una “radiografia” a borse e zaini. I bagagli saranno esaminati da speciali strumenti — tanti quante sono le macchine a raggi X — chiamati sniffer che rilevano la presenza di esplosivi. Per poi passare sotto oltre 400 archetti (quattro per ogni macchinario) in grado di trovare i metalli. E proprio come ai varchi di un gate, se scatterà un allarme ci saranno gli addetti ai controlli con metal detector portatili in mano a fare una seconda verifica.

Nei giorni di punta, quando fra i padiglioni sono attese 250mila persone, alle porte ne serviranno almeno un migliaio: addetti che Expo chiamerà attraverso il bando lanciato per garantire la vigilanza di tutto il sito. È un’area sorvegliata da 2.500 telecamere e circondata da una speciale recinzione alta 3,15 metri che correrà lungo tutti i sei chilometri di perimetro. Un milione di metri quadrati che dovranno funzionare 24 ore su 24 per tutti i 184 giorni di apertura della manifestazione. Un ciclo continuo, anche di notte, quando entreranno fino a 950 camion per rifornire i padiglioni, i ristoranti e le cucine di cibo, bevande e materiali. E anche ai sette accessi dedicati ai motori di servizio, ci saranno altri occhi elettronici in grado di leggere le targhe, ci saranno altri uomini, altri macchine a raggi X, altri varchi per chi dovrà fare le pulizie o la manutenzione.

Il piano si allargherà anche oltre i confini di Rho-Pero perché gli uomini — migliaia — dovranno vigilare sul sito, ma anche sulla città, sugli aeroporti, sulle stazioni e sugli obiettivi che verranno dichiarati sensibili.

Saranno le forze dell’ordine a dover comunicare a Expo, per esempio, l’allerta che ci sarà in giorni particolari, le cautele da avere per alcuni Paesi come Israele o gli Stati Uniti, le diverse misure da mettere a punto a seconda della visita delle personalità internazionali.

Ogni punto, nella cittadella di Expo, sarà sorvegliato. E la mappa di telecamere di varia natura — comprese quelle a infrarossi — disegnata è imponente. Saranno 2.500: 500 dovranno presidiare tutto il perimetro, il cardo e il decumano, i viali secondari; 2mila saranno montate a guardia delle aree comuni come le palazzine di servizio o i padiglioni tematici. A queste si aggiungeranno quelle che monteranno i vari Paesi, che a loro volta potranno avere un sistema interno di sicurezza. Tutto sarà monitorato dagli schermi di via Drago, a un chilometro di distanza in linea d’aria. In gergo lo chiamano EC3. Dove la “E” sta per Expo, la “C” al cubo è l’abbreviazione di centro di comando e controllo. È in questa palazzina alla periferia di Nord Ovest della città che arriveranno tutte le immagini e verrà allestita la situation room dell’Esposizione. Al lavoro ci saranno gli addetti della spa, ma sarà anche il punto di controllo avanzato di forze dell’ordine, prefettura, protezione civile e istituzioni.

 

13/01/15
Categoria: Area media

Tipologia: Scenario nazionale

 
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