Indagine Confcommercio sugli effetti del dumping contrattuale per le imprese del Terziario e del Turismo
Sono stati presentati a Roma, nel corso di una conferenza stampa, i risultati dell’analisi svolta dall’Ufficio Studi di Confcommercio sugli effetti del cosiddetto dumping contrattuale e dei "contratti pirata" sull’economia, sui lavoratori e sulle imprese del Terziario e del Turismo, con un confronto con Francia e Germania.
Sono oltre 200 i contratti firmati da sigle minoritarie, che coinvolgono circa 160mila dipendenti e 21mila aziende.
Rispetto al contratto del Terziario Confcommercio, un dipendente può arrivare a perdere fino a 8mila euro lordi l’anno. Inoltre, indennità e welfare integrativo sono quasi inesistenti, gli orari sono più lunghi e meno regolamentati, e le coperture per malattia o infortunio si fermano al 20-25% contro il 100% garantito dai contratti di maggior peso. Questo dumping contrattuale non solo penalizza i lavoratori, ma innesca anche una concorrenza sleale tra imprese, minando la produttività e frenando la crescita del Paese.
Il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato come il dumping contrattuale sia “un fenomeno che sta assumendo proporzioni sempre maggiori, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, che mina le regole della concorrenza, svaluta il lavoro e crea disparità tra imprese e tra lavoratori”. C’è, dunque, bisogno di rafforzare la collaborazione con i sindacati, ma soprattutto di un impegno concreto da parte del Governo per impedire l’applicazione di contratti sottocosto”.
Il Segretario Generale di Confcommercio, Marco Barbieri, ha evidenziato che “l’economia di questo paese viene trainata dalle imprese del terziario” e che i contratti collettivi nazionali sottoscritti da Confcommercio “sono contratti modello che riguardano cinque milioni di lavoratori” (…) “Mettere in difficoltà una contrattazione collettiva come questa significa mettere in difficoltà il paese e la sua colonna portante che sono le piccole e medie imprese e più in generale si penalizzano i consumatori che non riescono a rilanciare la domanda”.
Al fine di contrastare il dumping contrattuale, Confcommercio ha quindi formulato le seguenti proposte:
- Rafforzare il criterio del contratto più protettivo, superando la logica della soglia minima, soprattutto nel nuovo Codice degli Appalti.
- Introdurre un sistema di misurazione della rappresentatività di sindacati e associazioni datoriali, certificato da enti terzi come CNEL e INPS.
- Delimitare i perimetri contrattuali attraverso un dialogo strutturato, legando il CCNL al codice Ateco dell’impresa.
- Potenziare la vigilanza con un “indice di qualità contrattuale” e strumenti comparativi per supportare gli ispettori del lavoro.
- Rendere obbligatoria l’indicazione del codice unico alfanumerico del CCNL in tutti i contratti individuali e nelle banche dati pubbliche, per garantire tracciabilità.
- Rafforzare la bilateralità come certificazione di qualità, valorizzando gli enti che offrono welfare contrattuale aggiuntivo.
02/10/25