L'Informatore

giugno 2018 133 Studi Formazione / Studi Nel biennio 2015-2016 la ripresa si manifesta in Lombardia con una performance di + 1,1% contro +0,8% dell’Italia e nel 2017 si consolida con un incremento del 2% a fronte del +1,4% dell’Italia nel suo complesso. Anche nel biennio 2018-2019 il tasso di sviluppo del valore aggiunto dovrebbe essere più elevato in Lombardia rispetto all’Italia, +1,7% contro +1,2%. Nell’ambito dei fattori che possono spiegare il migliore comportamento dell’economia lombarda nella dinamica del valore aggiunto un ruolo importante è sicuramente svolto dalla struttura delle imprese per classe dimensionale, che i dati 2017 elaborati dal Servizio studi della Camera di commercio di Milano Lodi Monza Brianza consentono di osser- vare. In Lombardia su quasi 4 milioni di addetti delle sedi di impresa il 36,2% presta il suo lavoro in aziende con almeno 250, mentre a livello nazionale questa classe assorbe solo il 23,8% della forza lavoro. La maggiore incidenza sull’occupazione complessiva delle imprese di grande scala si riflette in Lombardia nel più contenuto contributo degli addetti nelle imprese fino a 9 unità, 27,8% contro il 40,4% del dato riferito all’Italia. Le distanze si riducono significativamente nelle classi dimensionali intermedie, 50-249 addetti, dove la quota lom- barda si attesta al 16,8% contro il 14,3% di quella italiana, 10-49 addetti, dove la quota lombarda è leggermente inferiore a quella nazionale, 19,2% contro il 21,4%. La più ampia capacità finanziaria delle medie e grandi aziende sottende una maggiore disponibilità di spesa per gli investimenti, la formazione e la ricerca, tutti elementi destinati a migliorare la produttività totale dei fattori e, quindi, a generare un valore aggiunto più elevato. Anche la lettura per codici Ateco, i settori di attività, mette in luce significative differenze tra i due contesti, la più importante delle quali riguarda la quota di addetti impiegati nel terziario, che si attesta al 47,7% in Lombardia contro il 43,2% dell’Italia nel suo complesso. A questa differenza corrisponde un divario di segno opposto nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca, dove la quota di addetti imputabili alla Lombardia è solo l’1,5% contro il 5,1% dell’Italia nel suo complesso. Difficile pensare che la vocazione agricola di alcune regioni del sud sia di per se stessa ostacolo allo sviluppo di un sistema di attività dei servizi articolato e diffuso che consente di fornire assistenza qualificata e diversificata a tutte le imprese attive nel tessuto economico di un territorio.

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