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Congiuntura Confcommercio 7-2021

 

Tranne importanti eccezioni, a giugno e nella prima parte di luglio le attività economiche sono ritornate a una sostanziale normalità. Se l’avanzamento della campagna vaccinale lascia ben sperare per il prossimo futuro, l’emergere delle varianti del virus e il riacutizzarsi dei contagi potrebbero portare a misure volte a governare e, di fatto, contenere, la mobilità internazionale e interna. Tale eventualità toglierebbe vigore alla ripresa, pur non compromettendola. La conseguenza, tuttavia, sarebbe quella che la crescita non si diffonderebbe in misura sufficiente a tutti i settori, impedendo, per alcuni, come la filiera turistica, il ritorno ai livelli di attività pre-covid almeno per altri 12-18 mesi. Le considerazioni che seguono sono formulate, comunque, nell’ipotesi di assenza di nuove restrizioni.

A giugno l’ICC mostra una variazione tendenziale del 7,7%. La stima riflette in larga misura il recupero della componente relativa ai servizi di mercato, per i quali, però, l’attuale ripresa è ancora prevalentemente un rimbalzo statistico. Nel complesso, nella metrica dei consumi destagionalizzati, giugno mostrerebbe un arretramento rispetto a maggio.

 

PIL MENSILE

A maggio 2021 la produzione industriale ha registrato una battuta d’arresto (-1,5% congiunturale), interrompendo la fase di recupero. Il confronto su base annua continua a segnalare, peraltro, un incremento sostenuto e pari al 21,2%. Sempre a maggio l’occupazione ha confermato la tendenza a una moderata ripresa: +0,2% su aprile. I ritmi a cui procede il riassorbimento di disoccupati e inattivi sono, comunque, modesti, come indicato dal calo del numero di occupati pari 735mila unità rispetto a febbraio 2020. A giugno il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio ha proseguito nella tendenza al rialzo (+6,8% su maggio).


Il PIL, dopo la battuta d’arresto registrata a giugno in termini congiunturali ed al netto dei fattori stagionali, dovrebbe essere tornato a crescere nel mese di luglio (+0,9%). Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al +6,5%, dato che consolida le prospettive di una crescita prossima, se non superiore, al 5% per il 2021.

Nell’ultimo mese le previsioni riguardanti l’attività economica in Italia nel 2021, da parte degli istituti nazionali e internazionali, sono state corrette al rialzo di circa mezzo punto percentuale (dal 4,6%-4,7% al 5,1% e oltre), in risposta al manifestarsi di una ripresa più vivace delle attese. Sembra, inoltre, esserci un solido consenso sulla circostanza che nel 2021 lo scarto tra crescita del PIL e crescita dei consumi sarà tra un punto e un punto e mezzo percentuale, a favore della prima. Pertanto, sarebbero gli investimenti a fornire la spinta al prodotto lordo. Le nostre stime sono in linea con questi parametri, sebbene la differenza tra variazione del PIL e quella dei consumi potrebbe essere minore del punto percentuale, a testimonianza del fatto che anche i consumi si stanno rivelando un po’ più dinamici delle attese.

Le valutazioni prevalenti tra gli esperti tendono a considerare marginali i rischi inflazionistici, a motivo di una supposta transitorietà degli impulsi che oggi si osservano sui corsi delle materie prime petrolifere e non. A nostro avviso, il rischio di un’inattesa, per intensità e durata, recrudescenza inflazionistica, è, invece, meritevole di maggiore attenzione, e la realizzazione di uno scenario avverso dipende dalla persistenza degli shock: se le quotazioni delle materie prime non rientreranno nei prossimi due mesi, non si può escludere che gli operatori incorporeranno nelle proprie aspettative uno scenario caratterizzato da un’inflazione sensibilmente maggiore dell’attuale.

Nel frattempo, sotto la pressione degli aumenti degli energetici, l’inflazione al consumo è stimata tornare a luglio al 2,0%, valore che non si registrava da inizio 2013.

 

ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)

Il ritorno a una sorta di normalità con la riapertura della quasi totalità degli esercizi, pur permanendo ancora vincoli alla mobilità internazionale e allo svolgimento di alcune attività, ha determinato a giugno 2021 un incremento, su base annua, dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) del 7,7%. Il dato evidenzia un rallentamento rispetto ai due mesi precedenti, anche a causa del confronto con un periodo in cui nello scorso anno il Paese era quasi completamente attivo. In linea con quanto già rilevato ad aprile e maggio il recupero risulta più accentuato per la componente relativa ai servizi, segmento nel quale in molti casi l’attività continua ad attestarsi su livelli molto distanti da quelli registrati prima della pandemia. Va anche sottolineato come in termini destagionalizzati la situazione appaia meno favorevole, con un calo dell’ICC, rispetto a maggio, del 4,9%, a segnalare come la strada per il ritorno a volumi di consumo “normali” sia ancora lunga.

 

LE DINAMICHE TENDENZIALI

In linea con quanto rilevato nei mesi precedenti le dinamiche settoriali evidenziano a giugno 2021 un quadro abbastanza articolato. In un contesto in cui per parte dei segmenti di consumo, soprattutto beni, si cominciano ad osservare variazioni meno “eccezionali”, si rileva come in molti settori legati al turismo ed alle attività d’intrattenimento il confronto su base annua segnali ancora una crescita a tre cifre. Per questi segmenti si conferma ancora il permanere di un livello di attività decisamente inferiore rispetto alla fase pre-pandemica.

Allo stesso tempo si rileva come in alcuni casi, per esempio le autovetture vendute alle persone fisiche, dopo alcuni mesi di forte ripresa si manifestano già segnali di rallentamento.

 

PREZZI AL CONSUMO: LE TENDENZE A BREVE TERMINE

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di luglio 2021 un aumento dello 0,5% in termini congiunturali e del 2,0% su base annua, valore che non si raggiungeva dall’inizio del 2013. A determinare la brusca accelerazione è principalmente la componente energetica, regolamentata e non. La tendenza al rialzo, comune a molti Paesi, non dovrebbe esaurirsi nel brevissimo periodo visto il persistere di tensioni sulle materie prime e le difficoltà che si registrano nella logistica marittima.

 

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