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Residente all’estero: può aprire la partita IVA in Italia

Come noto, chi presta servizi professionali si considera soggetto passivo nel territorio dello Stato se, in Italia:

  • è domiciliato, anche se residente all’estero;
  • risulta residente, senza essere domiciliato all’estero;
  • possiede una stabile organizzazione, anche se è domiciliato o residente all’estero (art. 7, co. 1, lett. d), DPR 633/1972).

L’Agenzia delle entrate afferma che la residenza “è determinata dall’abituale volontaria dimora di una persona in un dato luogo”, mentre il domicilio costituisce una situazione giuridica, caratterizzata dalla volontà di stabilire in un determinato sito il centro dei propri affari, prescindendo “dalla presenza effettiva” in detto luogo.

Ciò premesso, considerato che l’istante ha intenzione di costituire nel territorio dello Stato la sede dei propri interessi, la residenza in un Paese terzo non osta alla possibilità di considerare tale soggetto alla stregua di una persona fisica residente.

Conseguentemente, non svolgendo nel Paese di residenza alcuna attività, la persona fisica iscritta all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), intenzionata a svolgere un’attività libero professionale in Italia, può aprire una partita IVA indicando come domicilio fiscale la sede in cui detta attività è svolta

Per le imposte dirette, prescindendo da considerazioni relative all’individuazione del luogo di residenza fiscale, l’Agenzia evidenzia che, a fronte della costituzione della base fissa in Italia, i redditi di lavoro autonomo ad essa riconducibili sono assoggettati ad imposizione concorrente, fatta salva la fruizione del credito d’imposta nello Stato di residenza (Risposta dell’Agenzia delle entrate n. 429 del 16 agosto 2022).


30/08/22