• Facebook
  • Instagram
  • LinkedIn
  • YouTube
  • Twitter

Dumping contrattuale e "contratti pirata": l'indagine Confcommercio sugli effetti per le imprese

Oltre 200 accordi sottoscritti da sigle minori tagliano salari e tutele. Sangalli: "Sempre impegnati a garantire regole eque e prospettive di crescita"

Consistenza, tipologie ed effetti del dumping contrattuale sull’economia, sui lavoratori e sulle imprese del terziario e del turismo, con un confronto con Francia e Germania e le proposte di Confcommercio: sono i principali temi che sono stati al centro di una nuova analisi realizzata da Confcommercio e presentata nel corso di una conferenza stampa (qui il comunicato di Confcommercio) che ha offerto un quadro dettagliato sul fenomeno del dumping contrattuale e dei cosiddetti "contratti pirata".

Sangalli: "Sempre impegnati a garantire regole eque e prospettive di crescita"

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che “come Confcommercio teniamo al benessere e alla qualità del lavoro e della vita dei lavoratori delle nostre imprese, perché questi sono il nostro vero patrimonio di competenze e professionalità e una risorsa fondamentale per innovazione e produttività nel terziario di mercato. Per questo siamo costantemente impegnati a garantire regole eque, tutele solide e prospettive di crescita per chi ogni giorno contribuisce allo sviluppo dei nostri settori. Da sempre, infatti, sottoscriviamo contratti innovativi e moderni che anticipano le esigenze dei lavoratori coniugandole con quelle delle imprese”. “Oggi, però, guardiamo con forte preoccupazione – ha sottolineato Sangalli - al cosiddetto dumping contrattuale, un fenomeno che sta assumendo proporzioni sempre maggiori, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, che mina le regole della concorrenza, svaluta il lavoro e crea disparità tra imprese e tra lavoratori. C’è, dunque, bisogno di rafforzare la collaborazione con i sindacati, ma soprattutto di una maggiore attenzione da parte del Governo a cui chiediamo un impegno concreto per impedire l’applicazione di contratti sottocosto”. “Come Confcommercio - ha concluso Sangalli - facciamo alcune proposte tra cui, in particolare: comunicazioni obbligatorie a tutte le sedi istituzionali del contratto applicato, certificazione della rappresentatività, potenziamento degli strumenti di vigilanza e monitoraggio, rafforzamento della bilateralità come strumento di certificazione della qualità contrattuale. Solo così si può garantire tutela del lavoro e competitività del sistema”.

Scarica la dichiarazione del presidente di Confcommercio Sangalli

Lo scenario

In Italia sono depositati presso il CNEL oltre 1.000 contratti collettivi nazionali di lavoro, ma solo una parte è sottoscritta da organizzazioni realmente rappresentative. Nei soli settori terziario e turismo si contano più di 250 contratti, ma la maggioranza dei lavoratori è coperta da pochi CCNL, tra cui il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi firmato da Confcommercio, il più applicato in Italia con circa 2,5 milioni di addetti. I cosiddetti ‘contratti pirata’, firmati da sigle minori, sono oltre 200 e riguardano circa 160mila dipendenti e oltre 21mila aziende. Tra questi, quelli più rilevanti per numero di addetti includono i contratti ANPIT e il contratto CNAI. Il fenomeno crea inoltre squilibri territoriali perché si concentra nelle aree economicamente più fragili, soprattutto nel Mezzogiorno.

I contratti-pirata riducono significativamente diritti e tutele dei lavoratori, creano dumping salariale e normativo, incentivano concorrenza sleale (le imprese corrette sono penalizzate perché devono competere con chi risparmia sul costo del lavoro). In altre parole, riducono la qualità dell’occupazione basandola, sostanzialmente, sul taglio delle condizioni di lavoro.

A titolo di esempio, i lavoratori a cui vengono applicati questi contratti si trovano con: salari ridotti (fino a quasi 8.000€ di retribuzione annua lorda in meno rispetto al CCNL Confcommercio); integrazioni per malattia o infortunio ridotte (al 20-25% contro il 100% del contratto Confcommercio); meno ferie, permessi e scatti di anzianità; indennità ridotte o assenti; orari lunghi senza compensazioni; flessibilità accentuata senza garanzie; carenza o totale assenza di molte forme e strumenti di welfare, come la sanità integrativa e la previdenza complementare. A livello generale, il fenomeno del dumping contrattuale mina la produttività, indebolisce il tessuto imprenditoriale e frena la crescita del Paese.

La situazione in Francia, Germania e Italia

Germania

Il sistema tedesco si basa sul principio della Tarifautonomie (autonomia collettiva), ma la giurisprudenza e la prassi hanno stabilito criteri per identificare le organizzazioni sindacali con effettiva capacità negoziale. Inoltre, esiste un meccanismo di estensione erga omnes dei contratti collettivi, che li rende applicabili a tutti i lavoratori di un settore. Questo riduce lo spazio per la concorrenza al ribasso. 

Francia

Il sistema francese è ancora più centralizzato: è prevista la validità solo dei contratti firmati da organizzazioni che rappresentano una quota significativa dei lavoratori, sotto controllo ministeriale. La rappresentatività delle organizzazioni sindacali viene misurata a livello nazionale sulla base di criteri legali (voti elettorali, iscritti, indipendenza). Per firmare un contratto collettivo valido, i sindacati firmatari devono rappresentare più del 50% dei voti espressi a favore dei sindacati rappresentativi in azienda. Se si raggiunge solo il 30%, i sindacati firmatari possono indire un referendum tra i dipendenti per convalidare l'accordo. I CCNL stipulati dalle organizzazioni rappresentative possono essere resi obbligatori per tutto il settore tramite un decreto ministeriale, garantendo standard minimi uniformi.

Italia

Il sistema italiano, al contrario, sconta l’assenza di un meccanismo per la misurazione della rappresentatività e di una procedura di efficacia generalizzata dei contratti che vada oltre l’interpretazione giurisprudenziale dell’art. 36 della Costituzione. Questo vuoto normativo permette a soggetti con rappresentatività dubbia o limitata di stipulare contratti pirata che, offrendo tutele inferiori, diventano uno strumento di concorrenza sleale basata sulla riduzione del costo del lavoro, un fenomeno che i sistemi francese e tedesco hanno saputo arginare con maggior successo. 

Le proposte di Confcommercio

Confcommercio indica alcune priorità:

Rafforzare il criterio del contratto più protettivo, superando la logica della soglia minima, soprattutto nel nuovo Codice degli Appalti; introdurre un sistema di misurazione della rappresentatività di sindacati e associazioni datoriali, certificato da enti terzi come CNEL e INPS; delimitare i perimetri contrattuali attraverso un dialogo strutturato, legando il CCNL al codice Ateco dell’impresa; potenziare la vigilanza con un “indice di qualità contrattuale” e strumenti comparativi per supportare gli ispettori del lavoro; rendere obbligatoria l’indicazione del codice unico alfanumerico del CCNL in tutti i contratti individuali e nelle banche dati pubbliche, per garantire tracciabilità; rafforzare la bilateralità come certificazione di qualità, valorizzando gli enti che offrono welfare contrattuale aggiuntivo. Il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha inoltre presentato un'indagine sulle Differenze monetarie e non monetarie tra il CCNL Confcommercio e i contratti meno tutelanti. Bella ha sottolineato che mediamente un lavoratore con un contratto “meno tutelante” può perdere oltre 12.200 euro all’anno.

tab1

 

01/10/25
Categoria: Area media

Tipologia: Scenario nazionale

 
Richieste e segnalazioni