• Facebook
  • Twitter
  • YouTube
Consultazione Archivi

LAVORARE AL NIDO TRA COMPLESSITÀ E BELLEZZA

Mon Nov 20 14:00:00 CET 2023

DURATA: 10 ore di FAD (piattaforma TEAMS) suddivise in 4 incontri della durata di 2,5 ore ciascuno

DATE:

  • Lunedì 20 novembre
  • Lunedì 27 novembre
  • Lunedì 4 dicembre
  • Lunedì 11 dicembre

ORARIO: 16.00/ 18.30

 

DOCENTI

Andrea Prandin

Consulente Pedagogico, supervisore di equipe multidisciplinari, docente e formatore nell’area della pedagogia sociale e della pedagogia della famiglia.

 

OBIETTIVI 

  • Favorire una postura educativa orientata all’ascolto costantemente curioso e mai de-finito verso le narrazioni e punti di vista dell’altro. 
  • Suscitare curiosità nei confronti delle differenze operative tra educatrici.
  • Celebrare e rendere risorsa la complessità del lavoro educativo e di cura.
  • Riconoscere gli aspetti culturali e interculturali della relazione di cura al nido, tra colleghi, con le famiglie e tra adulti e bambini. 
  • Offrire ai partecipanti uno spazio per pensare la propria esperienza professionale a partire dalla riflessione sugli orientamenti metodologici e teorici (anche impliciti e inconsapevoli) che sottendono la pratica lavorativa al nido.

 

CONTENUTI

Ciò che qualifica e orienta la formazione proposta è l’importanza di fare entrare nelle prassi riflessive e operative il punto di vista dell’osservatore. Concretamente questo significa che l’operatore coinvolto – le educatrici, la coordinatrice del servizio, il responsabile di servizio – è parte interagente del sistema che osserva (la relazione con un bambino, con l’organizzazione, con la famiglia, con un collega…).
Essere consapevoli che ciò che vediamo, pensiamo e agiamo è fortemente interconnesso al modo di pensare/vedere dell’educatrice (alle sue idee di cura apprese anche e soprattutto durante la propria esperienza biografica) ha come ricaduta una visione della cura, ma anche dei bambini, delle famiglie e delle colleghe con cui lavoriamo, lontana da approcci definitori, moralisti, oggettivanti.
Questo significa che ogni partecipante alla scena educativa “costruisce” e “danza” continuamente insieme agli altri ciò che vede, pensa e racconta. E quindi, anche, ciò che fa. In questo senso le proprie premesse implicite, le proprie credenze e teorie, (“non si può non aver una teoria”, “non si può non avere una teoria del lavoro al nido”) rappresentano e, soprattutto, “costruiscono” l’esperienza soggettiva di ognuno e, quindi, le prassi di lavoro. Gli aspetti relazionali hanno quindi un significato primario e diventano la “faccenda più interessante” di ogni lavoro di cura. È quindi su questa “materialità invisibile” che ritengo si sostanzi il lavoro di cura tra i professionisti e la famiglia con cui sono in relazione, e sarà questa materialità che diverrà l’oggetto privilegiato della formazione.