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Presa di posizione di Confcommercio - cui aderiscono Aires (Associazione italiana retailer elettrodomestici specializzati), Ancra (Associazione Nazionale del Commercio degli elettrodomestici e dell’elettronica di Consumo), Andec (Associazione nazionale importatori e produttori di elettronica civile), Ascofoto (Associazione Nazionale Commercianti di Articoli Foto Digital Imaging, Fotografi e Minilaboratori), Assintel (Associazione nazionale delle imprese ict), Assoprovider (Associazione Provider Indipendenti), Comufficio (Associazione nazionale aziende produttrici importatrici e distributrici di prodotti e servizi dell’Ict) – sul decreto per la copia privata, provvedimento che aggiorna per il prossimo triennio il compenso per la riproduzione privata su supporti tecnologici previsto dalla legge sul diritto d’autore.

Le quote per la cosiddetta ‘copia privata’ che secondo una legge del 2003, derivata da una direttiva Ue, devono essere applicate a spese dei fabbricanti e degli importatori alle memorie di massa (una volta soprattutto dvd e chiavette usb, oggi smartphone, tablet e computer), salgono quindi anche in Italia passando – per il prossimo triennio – dagli 0,90 euro (smartphone) o 1,90 euro (tablet) del 2009 a tariffe modulari che vanno da un minimo di 3 euro per dispositivi fino ad 8Gb di potenza ad un massimo di 4,80 euro oltre i 32 Gb; 5,20 per i computer, secondo un sistema che si richiama al modello francese.

Il decreto rimodula ed aggiorna le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfetario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione a uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Il decreto non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita.

Confcommercio, pur condividendo pienamente il principio per cui i titolari di diritti d’autore devono essere remunerati per l’utilizzo legittimo delle opere di loro titolarità, ritiene che una tale decisione costituisca non solo un onere non giustificato, viste le mutate condizioni di fruizione di audio e video nella rete che - basti considerare YouTube - garantisce con altri mezzi ingenti proventi all’industria musicale e agli autori, ma anche fortemente penalizzante per quei segmenti imprenditoriali che possono garantire sviluppo per l’intero sistema dell’industria culturale. Infatti, la misura, che - come rilevato dallo stesso ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini, non graverà sui consumatori - finisce con il penalizzare soltanto canale distributivo italiano accentuando inoltre ulteriormente la disparità di trattamento con competitor residenti in Paesi in cui quest’onere non esiste e che già operano nel mercato elettronico con un vantaggio competitivo dovuto a regimi fiscali di favore.

Per Andec in particolare il decreto è “contraddittorio” e il testo del comunicato del Ministero contiene “affermazioni discutibili e fuovianti”.

Il comunicato di Andec elenca queste “affermazioni discutibili e fuorvianti”: “Asserisce che le nuove risorse serviranno a promuovere ‘esordienti e opere prime’, quando è noto che il gettito premia soprattutto le Major internazionali ed i “big” dello star system”; “Nega che si tratti di una ‘tassa sui telefonini’, ma poi informa che qualunque smartphone, indipendentemente dalla capacità di memoria e soprattutto dall’uso che ne fa il consumatore finale, verrà assoggettato alla fonte da un costo aggiuntivo pari a 4 euro, applicando cioè esattamente la stessa ‘logica’ delle tasse”; “Parla di ‘creatività garantita’ cioè del compenso per copia privata come corrispettivo del lavoro degli autori, come se il compenso pagato da chi produce e importa apparecchi e supporti audio/video dovesse rappresentare la remunerazione del lavoro creativo”; “Azzarda affermazioni sull’invarianza dei prezzi di vendita, come se fosse il Ministero a poter decidere se nuove componenti di costo dei prodotti arbitrariamente colpiti dal Compenso possano o meno influire sulla determinazione dei prezzi di vendita degli stessi”; “Afferma in modo imprudente che smartphone e tablet sono abitualmente venduti ‘a prezzo fisso’, in paradossale, evidente contrasto con le norme antitrust italiane ed europee in materia di libera determinazione del prezzo di rivendita dei prodotti”; “Riproduce una tabella comparativa dei compensi utilizzando come unici riferimenti europei la Francia e la Germania, cioè gli unici Paesi del Continente con compensi maggiori di quelli italiani”.

Andec “esprime delusione e rammarico per un provvedimento finalizzato a drenare risorse da un settore in oggettiva difficoltà (quello dell’elettronica di consumo, in calo verticale da anni sul mercato italiano)”.

 

 

 

 

 

 

 

 

26/06/14
Categoria: Impresa e Istituzioni

Tipologia: Scenario nazionale

 
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